“Macchina papà boom - Un giorno riuscirai a parlarne”
Dopo tempo, ho deciso di pubblicare questa sequenza perché spiega la nascita e la scelta di questi omini deformi alla quale mi sono aggrappata per raccontare storielle. In pittura, solo poche volte sono riuscita a parlar di me. Ho sempre scelto storie altrui sia perché ritenute più importanti e sia perché temevo nel risultato finale, pensavo a cosa avrei provato dopo averlo realizzato. Dal nulla e di getto, più di due anno fa, ho trovato un modo per raccontare parti del mio passato e il “disegno infantile” ha reso meno terrificante ciò che pensavo potesse farmi male. Questi disegnini mi aiutano a stare meglio, come la pittura mi rende migliore in altro. Anche questi, in qualche modo, mi colpiscono ma alla fine non arriva lo schiaffo. E’ un percorso che inizia col ricordo e poi diventa un racconto, con un inizio ed una fine. Una storia che nasce e termina per sempre. Ce l’ho davanti e vedo che non c’è un seguito. Così, ho chiuso il primissimo capitolo della mia vita: l’infanzia.
Scappammo da casa, tornammo a casa, ce ne andammo. Ci siamo sentiti sconfitti, avevamo rinunciato alla nostra casa per paura. Le minacce e gli atteggiamenti mafiosi avevano avuto la meglio su di noi ed è stato questo a ferirci. L’omertà, però, non ci ha mai toccato.
